Capitolo uno: “Non ci arrenderemo mai… forse”. Cit.
Partiamo dal principio, anche se… non proprio da troppo lontano. Nel luglio del 2016 tre associazioni del Foro di Napoli sottoscrivono un manifesto in cui, al primo punto, per quanto riguarda la rappresentanza politica dell’avvocatura, scrivono che essa deve mantenere rigida incompatibilità tra funzioni e ruoli ordinistici e quelli politici. E’ il manifesto del 7 luglio, che alle elezioni congressuali riporta un ottimo risultato, esprimendo non solo 16 delegati su 45, ma riuscendo a vedere molti dei propri candidati con un numero di consensi ben superiore a quelli del cartello ordinistico, fatto dal Consiglio dell’Ordine di Napoli e da tutte le associazioni forensi che da anni fanno da camerieri al Consiglio.
Capitolo due: le merdamorfosi.
A Rimini, a Congresso, è già avvenuta la metamorfosi. UIF Napoli cambia linea, capisce che il progetto del Consiglio dell’Ordine di Napoli è quello di usare le associazioni vassalle per entrare in OCF e tenta di dare una mano a costruire un’alternativa. L’alternativa nel Foro di Napoli, viste le scelte politiche e i consensi ottenuti alle elezioni, si chiama Nuova Avvocatura Democratica. Facciamo dunque la nostra battaglia, ma il patto tra il Consiglio dell’Ordine e le associazioni vassalle regge, con la sola eccezione di UIF, e con la pirotecnica conversione ad “U” di ANF Napoli che – more solito – tradisce tutto il lavoro svolto sino a quel momento e accetta di sostenere il patto politico istituzionale in cambio di un proprio esponente in OCF: Michele Gallozzi. Alla farsa si aggiunge che il collega Gallozzi, pur appartenendo ad ANF Napoli, alle elezioni si è presentato con i suoi avversari. Qualche ciambellano la chiama “tattica”, qualche persona seria la chiama “vergogna”.
Capitolo tre: “mi vendo… la grinta che non ho”, e pure la dignità (n.d.a.).
Avviene dunque che per le elezioni di OCF, ANF Napoli delibera di votare coloro che il 7 luglio aveva dichiarato di osteggiare, che prima del Congresso aveva dichiarato di non voler vedere in ruoli politici, che a Congresso aveva detto che… si, insomma, beh… e che poi, puntualmente… ha votato. “Rossi, Gallozzi, Fiorillo”, perché il padrone va sempre omaggiato e ANF tiene famiglia. Così fanno anche tutte le altre associazioni forensi rappresentate nella delegazione napoletana, ad esclusione di un pezzo di UIF ed ovviamente, di Nuova Avvocatura Democratica, che non si sognerebbe minimamente di votare per coloro che a Rimini hanno decretato l’esclusione delle associazioni forensi dalla rappresentanza politica forense.
Capitolo quattro: la coerenza, questa sconosciuta.
Alle elezioni irregolari tenutesi a Napoli per l’elezione dei membri di OCF il Presidente dell’Ordine partenopeo riporta 54 voti. E’ il candidato con maggior numero di preferenze raccolte in Italia. Le associazioni del Foro di Napoli lo hanno votato in massa. Abbiamo così l’ennesima prova che l’associazionismo forense partenopeo è vassallo, alleato, fedele al Consiglio dell’Ordine. In politica, si sa, non contano le chiacchiere, ma i voti e i deliberati. La battaglia della collega Camilla Aiello, candidata per UIF contro il cartello costituito dal Consiglio dell’Ordine di Napoli e dalle associazioni forensi obbedienti al Consiglio, pur riportando un risultato che manifesta la forza della candidatura, non riesce a sopraffare il cartello istituzionale-associativo. Michele Gallozzi, nelle vesti di anello nuziale che salda il patto tra Consiglio dell’Ordine ed ANF Napoli, viene eletto. Armando Rossi, Presidente e avversario di ANF Napoli nelle elezioni del 19 luglio, viene eletto con i voti di ANF Napoli. La dignità è persa, ma la poltrona è salva ed ANF Napoli può rivendicare di aver messo un proprio uomo (candidato con gli altri, ma questo per chi non ha dignità poco importa), all’interno dell’Organismo dei propri padroni.
Capitolo cinque: e gli altri?
Nuova Avvocatura Democratica, UIF, ANAI, AGIFOR e Movimento Forense, ovvero le sole associazioni forensi che a Rimini hanno espresso in modo credibile il dissenso contro il progetto padronale ed illegale dei Consigli dell’Ordine, cominciano a discutere di un Organismo che si opponga a questo assetto. Si tenta di organizzare la nascita di tale Organismo. L’anziano leader di ANAI lancia un’idea geniale: “chiamiamolo OUA, Organismo Unitario delle Associazioni”. L’idea è davvero geniale, fa capire che le associazioni non ci stanno a lasciar morire il sogno di una rappresentanza unitaria e plurale e fa capire che sono pronte ad unirsi contro OCF e il sistema ordinistico.
Nuova Avvocatura Democratica raccoglie con entusiasmo questo invito, lo rilancia e pubblicamente rivendica il dovere di estraneità da OCF delle associazioni forensi che vogliono dirsi “credibili”, invitandole a costruire un ALTRO soggetto politico. Insieme ad UIF tenta di organizzare a Napoli una tavola rotonda che parli di questi temi, che provi ad unire le associazioni radicali contrarie al regime dell’istituzionalizzazione forense. UIF si incarica di fare da battistrada, in ragione della propria storia, rassicurante e più “moderata”, mentre Nuova Avvocatura Democratica, vista la propria natura radicale e “antisistemica” agisce dietro le quinte.
Capitolo sei: naufragio.
E a questo punto cosa accade? Che UIF, invece di organizzare la nascita di OUA, invita associazioni che a Rimini hanno votato per OCF e che sono parte integrante del regime ordinistico, sceglie di eliminare il riferimento all’Organismo Unitario delle Associazioni dal titolo della tavola rotonda, sceglie di invitare addirittura il Vicepresidente uscente dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura, uno tra i massimi responsabili dell’impalpabilità dell’Organismo nel biennio che lo ha portato alla morte e sceglie infine, con un gusto pari alla lungimiranza politica, di escludere Nuova Avvocatura Democratica dal novero dei soggetti associativi indicati quali relatori nella tavola rotonda. Un capolavoro di imperizia, arroganza e miopia, che dimostra il perché le associazioni forensi italiane siano totalmente irrilevanti in politica, da almeno vent’anni.
Nuova Avvocatura Democratica non fa drammi: pubblica la relazione già pronta, che si sarebbe dovuta leggere alla tavola rotonda del 2 dicembre, ed annuncia di non potere e volere partecipare ad una farsa, che si intitola “movimentiamoci”, ma che si sarebbe dovuta chiamare “Organismo Unitario delle Associazioni: atto costitutivo”.
Capitolo sette: ciambellani coordinati.
Intanto, nel Foro di Napoli, le associazioni che hanno votato Armando Rossi, che da anni sono vassalle e complici del regime ordinistico, si fanno coordinare da ANF Napoli, che con indubbio merito decide di istituire un “coordinamento” tra sudditi. A questa iniziativa partecipano molte associazioni fedeli al Consiglio dell’Ordine di Napoli, con le eccezioni di UIF e Nuova Avvocatura Democratica. L’intento è chiaro: provare a raccogliere tutte le associazioni fedeli al padrone all’interno del Foro di Napoli ed isolare quelle radicali, o comunque non più disposte a stare con il padrone, come UIF. Un intento lodevole, per le associazioni vassalle del Consiglio, ma che tradisce totalmente lo spirito di indipendenza ed alterità che dovrebbe muovere l’azione politica delle associazioni forensi nazionali.
Capitolo otto: libertà ed indipendenza, sempre.
Nuova Avvocatura Democratica non parteciperà ad iniziative e coordinamenti indetti da ciambellani alla corte del Re. Continueremo a perorare la necessità della nascita di OUA, Organismo Unitario delle Associazioni, ma lo realizzeremo solo se verificheremo la presenza, nel panorama politico forense, di associazioni forensi credibili, radicali, e realmente interessate a creare un’alternativa al regime dell’istituzionalizzazione forense. Noi non facciamo da scendiletto ai nostri nemici. Siamo diversi, siamo Nuova Avvocatura Democratica.